Fare un film. Significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia.

François Truffaut

domenica 2 dicembre 2012

Detachment - Il distacco

Titolo originale: Detachment
Tony Kaye
USA - 2011

Trailer italiano

La scuola. Argomento sul quale il cinema ritorna periodicamente. Il primo film che mi viene in mente pensando alla scuola è L'attimo fuggente (Dead poets society, Peter Weir, 1989) che, pur con tutti i suoi difetti, ha fatto "scuola" ed epoca. L'immagine degli alunni che salgono in piedi sui banchi esclamando "O capitano mio capitano" è entrata nell'immaginario collettivo di milioni di studenti (e non solo) a cui spesso il film è stato mostrato proprio durante le ore di lezone. In ambito italiano penso a film come La scuola (Daniele Luchetti, 1995) e a La scuola è finita (Valerio Jalongo, 2010), entrambi ambientati in una scuola superiore a Roma, incentrati sul rapporto tra ragazzi e insegnanti, ma opposti perchè il primo lo mostra in chiave di commedia mentre l'altro ha toni molto drammatici e una visione pessimista. C'è La classe - Entre les murs (Laurent Cantet, Francia, 2008) che mostra, con stile documentaristico, un anno di insegnamento di un professore di francese. C'è L'onda (Dennis Gansel, Germania, 2008) che, pur avendo come argomento principale il totalitarismo, è comunque ambientato in un liceo e racconta dell'anomalo esperimento che un insegnante di educazione di fisica decide di fare con la sua classe.
Guardando agli USA, molto spesso la scuola fa semplicemente da cornice per film adolescienzali. Si va dalle commedie leggere e romantiche come Kiss me (Robert Iscove, 1999) e 10 cose che odio di te (Gil Junger, 1999), a tutto il filone demenziale inaugurato con American Pie (Paul Weitz, 1999), fino alla declinazione "in rosa", cioè a quei film che hanno per argomento il contrasto fra le "belle" della scuola, come Amiche cattive (Darren Stein, 1998) e Mean Girls (Mark Waters, 2004). Anche se si tratta di una vastissima (e commerciale) produzione, non mancano in ambito americano film che cercano di indagare seriamente la vita degli adolescenti nel contesto della scuola: Michael Moore e Gus Van Sant si sono occupati del delicato tema delle stragi nelle scuole nei rispettivi Bowling a Columbine (2002) ed Elephant (2003) (anche se il primo in realtà è un documentario che, partendo dalla strage nella omonima scuola, si occupa del tema del porto d'armi in America). Questo è un tema piuttosto specifico; tornando all'argomento scuola in generale, grande presa sul pubblico ha il tema delle scuole che si trovano in contesti sociali degradati e quindi di ragazzi problematici. A questo proposito, si potrebbe prendere il film Pensieri pericolosi (John N. Smith, 1995) come termine di paragone per Detachment. Pensieri pericolosi è un film edulcorato, patinato, hollywoodiano, zeppo di retorica. L'insegnante di letteratura protagonista (Michelle Pfeiffer) si trova ad insegnare in una classe problematica ma, catturato l'interesse degli studenti, riesce a farli appassionare alla poesia e cambia le loro vite. I ragazzi vengono da situazioni famigliari difficili e vivono nella povertà, ma in fondo sono tutti "bravi ragazzi" che hanno solo bisogno di qualcuno che si interessi a loro e li aiuti a risolvere i loro problemi. 
Detachment inizia con una citazione di Camus: 
And never have I felt so deeply at one and the same time so detached from myself and so present in the world (non mi sono mai sentito allo stesso tempo così distaccato da me stesso e così presente nella realtà). Il protagonista è Henry Barthes (l'ottimo Adrien Brody, premio Oscar a soli 29 anni), supplente di letteratura, che viene inviato per una sostituzione in una scuola di periferia. La situazione che si trova ad affrontare vede ragazzi irrecuperabili, un corpo docente disilluso e genitori completamente assenti. Henry Barthes non crede di poter fare la differenza. Svolge il suo lavoro senza aspettative, totalmente distaccato da ciò che lo circonda. L'uomo vive all'ombra del ricordo del suicidio della madre quando era bambino e ha una vita solitaria e priva di legami affettivi. L'incontro con due giovani donne, Erica (una ragazzina che si prostituisce) e Meredith (un'alunna particolarmente sensibile) lo obbliga a riconsiderare il suo atteggiamento nei confronti del prossimo, e anche di se stesso. 
Dimentichiamoci quello che abbiamo visto fin'ora. Dimentichiamoci i ragazzi penalizzati dal contesto sociale ma pieni di speranze e di sogni e gli insegnanti idealisti che vogliono cambiare le cose. Nel film non ascoltiamo storie commoventi sui singoli alunni che possano motivare il loro comportamento. Tutto è predeterminato dal degrado sociale, economico, culturale dell'ambiente in cui vivono, unito al disinteresse delle autorità (scolastiche e non) e all'incapacità dei genitori. Gli insegnanti non sono eroi e martiri, ma persone stanche e disilluse, dalle vite miserabili e fallimentari. L'arrivo di Henry non rappresenta una rivoluzione, l'inizio di un cambiamento. L'uomo mantiene le distanze emotive sia con i suoi alunni che con il resto del corpo docente, consapevole di essere solamente di passaggio. Eppure Henry non è un insensibile. Tenta di aiutare sia Erica che Meredith, ma convinto della propria inadeguatezza finisce per allontanare entrambe. Il trauma affettivo rappresentato dal suicidio della madre ha reso l'uomo incapace di stringere legami, eppure non può evitare che le aspettative delle altre persone (donne soprattutto) si riversino su di lui. Dimentichiamoci anche il finale consolatorio: per la scuola non c'è futuro e i ragazzi finiranno per cadere nel circolo di disperazione, miseria e grigiore che li circonda. Solo per Henry alla fine del film si apre uno spiraglio di luce.
Detachment è un film cupo e disperato, lucido, freddo e implacabile. E' un film sulla incomunicabilità, con un che di poetico. Nello scorrere della storia si inseriscono rapidi flash back dell'infanzia di Henry, voci fuori campo (degli insegnanti che raccontano le loro esperienze e quella di Henry), l'animazione della lavagna su cui un gessetto disegna e cancella frasi e disegni simbolici. A tratti forse eccessivamente criptico, il film non si sforza di spiegare ad ogni costo le storie personali, ma lascia che le immagini del presente, i frammenti, raccontino la vita dei personaggi. Un uomo aggrappato alla rete metallica della recinzione della scuola, una ragazzina sdraiata sopra un mare di fotografie, una donna che si scosta dal marito che la abbraccia, la tavola imbandita dalla ragazzina che aspetta Henry di ritorno dal lavoro. Tutti questi frammenti parlano di solitudine, di rassegnazione, di fallimento.
Il regista Tony Kaye è inglese ma ha sempre lavorato negli Stati Uniti. Il suo secondo film arriva ben 13 anni dopo la sua prima opera, American history X (1998). Anche se per il grande pubblico è così, non sono stati 13 anni di silenzio: dopo lo straordinario esordio, Kaye si è dedicato alla direzione di tre film: Snowblind (2004), Lobby Loster (2007), Black Water Transit (2009) e di un documentario: Lake on Fire (2006). Film indipendenti con cast privi di attori famosi... qualunque sia il motivo, in Italia non sono mai arrivati, non li si è mai sentiti neanche nominare, e anche in America non hanno avuto una gran circolazione. Dopo il ritorno al grande pubblico con Detachment che, pur rimenendo sulla linea dei film indipendenti, vanta un cast di tutto rispetto, con stelle come Adrien Brody, James Caan e Lucy Liu, sembra che anche il suo prossimo lavoro non passerà inosservato. Si tratta di Attachment (il contario di Detachment), atteso per il 2013: il film parlerà dell'ossessione amorosa di uno studente per una insegnante (niente meno che Sharon Stone).

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