Fare un film. Significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia.

François Truffaut

lunedì 14 maggio 2012

I padroni della notte e 1921. Il mistero di Rookford...

I padroni della notte
Titolo orginale: We own the night
James Gray
USA - 2007

Trailer italiano

New York, fine anni 80. Bobby Green è un giovane di successo che gestisce un club alla moda per conto del proprietario, il russo Marat Buzhayev. Bobby ha tutto quello che desidera dalla vita: una bellissima ragazza, Amada Juarez (Eva Mendes), un lavoro che adora, una promozione in vista e il rispetto della famiglia Buzhayev. Bobby però ha anche una famiglia di cui non ha mai parlato con nessuno: il padre e il fratello, Bert e Joseph Grusinsky (Bobby utilizza il cognome della madre, più facile da pronunciare dice), sono entrambi rispettabilissimi poliziotti. Proprio il fratello è a capo delle indagini volte a sventare un importante traffico di droga diretto da Vadim Nezhinski, nipote di Marat, che spesso frequenta il locale di Bobby. L'uomo si trova allora al centro di una guerra che vede, da un lato, i suoi soci e amici e, dall'altro, la sua vera famiglia. Quando Joseph rimane gravemente ferito da una rappresaglia dei russi, Bobby deve decidere una volta per tutte da che parte stare.
Al suo terzo lungometraggio, James Gray torna ancora ai temi a lui cari: la criminalità e i legami di famiglia. Il protagonista del suo film d'esordio, Little Odessa (1994), era infatti il sicario emigrato russo Joshua Shapira (interpretato da uno straordinario Tim Roth), che faceva ritorno alla natia Brighton Beach a Long Island per svolgere un lavoro, e riallacciare i contatti con la famiglia. Il film, che ho visto e che consiglio caldamente, ha vinto il Leone d'argento - premio speciale per la regia nel 1994. Il secondo lavoro di James Gray, The Yards (2000, ma già pronto nel 1998) non ha incontrato lo stesso successo e da noi è arrivato direttamente in home video. Anche qui troviamo criminalità e legami di famiglia e la stessa coppia Mark Wahlberg-Joaquin Phoenix che il regista chiamerà anche per interpretare i due fratelli in I padroni della notte (qualcuno sostiene che The Yards sia superiore all'omologo I padroni della notte; io non posso giudicare perchè non l'ho visto, non essendo ancora riuscita a reperirlo). è anche l'unico dei tre film di cui James Gray non ha scritto da solo la sceneggiatura: lo affianca Matt Reeves (il regista di Cloverfield).
I padroni della notte è un poliziesco molto ben diretto e costruito, con personaggi interessanti e credibili. Bobby (Joaquin Phoenix) è un uomo ambizioso che ama il successo, il lusso e il divertimento. Anche se finge di non vedere quello accade nel suo locale, lo spaccio di droga (di cui anche lui fa un modesto uso), Bobby non è un personaggio cattivo, ma semplicemente leggero e superficiale, che si burla della seriosità del fratello e del padre, che per lui rappresentano la parte noiosa della vita. Joseph (Mark Wahlberg), al contrario, è un uomo rispettoso e ligio al dovere, in una certa misura costretto a scegliere quella vita: dato che Bobby aveva preso un'altra strada, qualcuno doveva seguire le orme del padre e lavorare con lui. La figura del padre (il sempre ottimo Robert Duvall) sarà il tramite che farà ricongiungere i due fratelli. Rispetto al film d'esordio, I padroni della notte viene arricchito da scene d'azione - inseguimenti, sparatorie - eppure Little Odessa nel confronto risulta più violento e disperato, proprio perchè pacato, livido e silenzioso. Nonostante un finale un po' sopra le righe, e nonostante il conflitto sia estremamente schematizzato (poliziotti buoni/spacciatori cattivi, non ci sono poliziotti cattivi come non ci posso essere spacciatori buoni), I padroni della notte rimane sicuramente un film poliziesco di buon livello (contando la media dei film d'azione americani), pur non riuscendo a ricreare lo spessore drammatico degli esordi.
Dopo questa specie di trilogia della criminalità, James Gray sembra essersi concesso una pausa e ha scritto (con Ric Menello) e diretto (sempre con Joaquin Phoenix) l'anomala storia di un triangolo amoroso: Two lovers (2008), con successo io aggiungerei. Comunque sembra trattarsi effettivamente di una pausa: nel 2012 ha diretto - ancora inedito - The Gray Man (questa volta con Brad Pitt), la storia di un ex agente della CIA divenuto un assassino.

1921. Il mistero di Rookford
Titolo originale: The Awakening
Nick Murphy
Gran Bretagna - 2011


Londra, 1921. Florence Cathcart è una giovane donna molto brillante ed istruita che si dedica a smascherare truffe e imbrogli che riguardano l'evocazione di spirti e fantasmi. Florence, orfana dei genitori sin da bambina, si dedica anima e corpo al suo lavoro, pur traendone spesso sofferenza e infelicità. Un giorno Robert Mallory, insegnante presso un collegio maschile, si reca a chiederle aiuto: la scuola dove l'uomo lavora sembra essere infestata dal fantasma di un bambino assassinato in quel luogo, quando ancora questo era la tenuta privata di una famiglia. Alle apparizioni del fantasma è seguita anche la morte di un alunno. Florence si reca dunque a Rookford, il collegio immerso nella campagna inglese, ma, dopo aver apparentemente risolto con facilità il mistero, iniziano a verificarsi episodi inquietanti, che coinvolgono la donna più di quanto ella potesse immaginare.
Per spaventare il pubblico di oggi ci vuole veramente molta fatica. Lo schermo negli anni ha partorito una tale quantità di mostri, sia reali (psicopatici, serial killer) che immaginari (mostri di ogni tipo, alieni) da aver dato alla paura ogni forma possibile. Film come la saga di Saw e Hostel, e gli splatter in genere, ci hanno vaccinati contro l'orrore delle mutilazioni e delle violenze fisiche. Per spaventare il pubblico allora bisogna forse tornare al passato, alle vecchie storie di fantasmi, quelle che si raccontano i ragazzini nelle notti d'estate, magari con una torcia accesa, per terrorizzarsi a vicenda. Questa è la strada seguita dal regista Nick Murphy (che scrive la sceneggiatura con Stephen Wolk), che sceglie una classica storia di fantasmi che spaventa senza far vedere una sola goccia di sangue.
In un film classico sui fantasmi l'ambientazione è fondamentale per creare la giusta atmosfera: in questo senso, il vecchio collegio è veramente adatto, con le sue numerose stanze, i suoi scricchiolii e i suoi posti segreti. Anche gli espedienti utilizzati per creare tensione e spavento rientrano in un repertorio piuttosto classico: ombre, sussurri, scricchiolii, folate di vento; anche una semplice palla che rotola giù da una scalinata riesce a far accapponare la pelle. E posso assicurare che i salti sulla sedia che questo film riesce a provocare sono numerosi.
Florence Cathcart (Rebecca Hall, la Vicky di Vicky, Cristina, Barcelona - Woody Allen, 2008) è una specie di Sherlock Holmes in gonnella che, con una cieca fede nella scienza e aiutata da un armamentario di strani congegni, fa di tutto per raccogliere prove ed evitare di cadere preda delle suggestioni del vecchio collegio. Cercano di aiutarla nel suo compito il professor Mallory (Dominic West, professore anche in Mona Lisa Smile - 2003), un uomo provato dall'aver combattuto durante la Prima guerra mondiale, e Maud (Imelda Staunton, Vera Drake in Il segreto di Vera Drake - 2004) la serafica governante del collegio, ammiratrice di Florence (è lei ad averla voluta per quell'incarico). L'atmosfera del collegio e la presenza dei bambini richiama alla mente l'eccellente lavoro di Alejandro Amenàbar in tema di fantasmi: il suo The Others (2001); mentre la presenza non casuale di Florence in un luogo legato ad un passato oscuro ricorda Haunting - Presenze (1999).
Il film mantiene uno straordinario ritmo fino, a mio parere, alla scena dello sviluppo delle fotografie. Dopodiché perde qualche colpo a causa di alcune scene che, rispetto al resto del film, risultano come maldestre (lo sviluppo del rapporto tra Florence e Robert, la scena nel bosco con il tuttofare del collegio) per arrivare ad un finale non del tutto convincente e dal tono sentimentale troppo divergente con quello del film. Rimane comunque un buon lavoro, estremamente godibile, in alternativa a troppi film inutili etichettati come horror o thriller.

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