Fare un film. Significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia.

François Truffaut

lunedì 23 agosto 2010

Chloe. Tra seduzione e inganno

Titolo originale: Chloe
Atom Egoyan
USA - 2009

trailer italiano

Con quest'ultima opera, il regista armeno, canadese d'adozione, Atom Egoyan riconferma la scelta tematica già operata con il precedente False Verità (2005): un thriller in cui niente è come appare e in cui la sensualità (e in parte la perversione) gioca un ruolo fondamentale.
Siamo a Toronto. Catherine è un'affermata ginecologa, sposata con David, stimato professore di musica. Hanno un figlio adolescente, promettente pianista di talento. Il giorno del suo (non precisato) compleanno, David si trova fuori città a tenere una lezione e accetta l'invito dei suoi studenti a festeggiare con una cena. Non sa che la moglie gli ha preparato una grande festa nella loro casa, e la liquida dicendole di aver perso l'aereo. La mattina dopo, Catherine legge un messaggio sul cellulare del marito, in cui una studentessa lo ringrazia per la serata (con tanto di foto dei due sorridenti). La donna inizia a sospettare il tradimento; paranoia che viene inconsapevolmente alimentata da David, che flirta con tutte le donne giovani e carine che incontra (cameriere e via dicendo). Proprio dopo uno di questi episodi, Catherine si rifugia nel bagno di un locale dove incontra Chloe, una ragazza molto bella che di professione fa la prostituta d'alto bordo. Catherine decide di assoldarla: dovrà incontrare casualmente David, farsi notare da lui e osservare le sue reazioni, per poi tornare a riferire tutto alla donna. Dopo aver agganciato con successo l'uomo, Catherine decide di organizzare un secondo incontro e poi basta, ma la situazione le sfuggirà rapidamente di mano, perchè la bella Chloe si rivelerà una ragazza disturbata, che non accetta passivamente il ruolo di bambola-pedina che Catherine si aspetta da lei.
Più che un film sul tradimento, il sospetto e la perversione, questo mi è sembrato soprattutto un film sulla solitudine. La protagonista Catherine (nonostante il titolo dia centralità alla ragazza in realtà il motore di tutta l'azione è la donna matura) appare infatti una donna estremamente sola: con il marito non c'è comunicazione, impegnati come sono dai rispettivi lavori. Con il figlio ha un rapporto difficile (il perchè non viene spiegato) dal momento che il ragazzo rifiuta ogni tipo di dialogo e le sbatte, letteralmente, la porta in faccia. L'unico momento in cui la vediamo parlare con qualcuno estraneo al nucleo familiare è la scena in cui è a pranzo con due amiche pettegole, da cui si capisce che hanno un rapporto estremamente superficiale. Questa solitudine, il fatto di non condividere con nessuno le sue paure ed i suoi pensieri, sembrano la causa del suo comportamento irrazionale, la base della sua scelta di assoldare Chloe. Invece che parlare apertamente con il marito, preferisce spiarlo e metterlo alla prova. Su questo aspetto Catherine risulta un personaggio alquanto sprovveduto, impulsivo, per non dire stupido: si fa prendere totalmente dal panico da una situazione in fondo comune a molte coppie: il raffreddamento della passione dopo molti anni di matrimonio. Catherine ricorda con nostalgia il periodo d'oro, gli inizi, quando lei e il marito non riuscivano a stare lontani l'uno dall'altra e facevano l'amore tre volte al giorno, e si dispera perchè ora si sente vecchia mentre lui diventa sempre più bello, e non sa più come sedurlo. Misurando la qualità del loro rapporto esclusivamente sulla sessualità, Catherine dimostra di avere una concezione alquanto superficiale del rapporto di coppia, ignorando che il desiderio nasce dalla complicità, dalla condivisione, dal vivere con il proprio partner la maturazione del rapporto (che non necessariamente deve essere un declino).
Un personaggio quindi debole quello di questa donna, che si presta facilmente a cadere nella trappola di Chloe. Di questa giovane ragazza non sappiamo assolutamente nulla, e alla fine del film non ne sapremo di più, a parte che è estremamente bella, che è cosciente del suo potere e sa come sfruttarlo. Anche il marito è un personaggio a suo modo debole, gratificato dai sorrisi delle ragazze che incontra è poco risoluto nell'affrontare la moglie e capire le sue preoccupazioni.
Il film è l'elegante ritratto della crisi in cui i personaggi piombano quando, esclusa ogni possibilità di dialogo e chiarimento, si abbandonano esclusivamente alle passioni e alle sensazioni. Elegante e non squallido, perchè l'ambientazione rende tutto decisamente patinato e non "sporco". Siamo nel mondo dell'alta borghesia, raffinata e costosa è la casa dei coniugi, piena di vetrate, di quadri e di specchi, costosi sono i locali dove si incontrano a sorseggiare chardonnay, gli alberghi dove si consumano le infedeltà, i vestiti indossati... perfino la scelta degli attori segue questo "canone del patinato": i coniugi sono interpretati da due star quali Julianne Moore e Liam Neeson, che già propongono un certo tipo d'immagine. Il ruolo della bella Chloe è affidato a Amanda Seyfried, tutta occhioni e labbra carnose, che io personalmente ricordo solo nel ruolo dell'amica più cretina nella cricca di Mean Girls, o come la figlia zuccherosa in Mamma Mia!. Il figlio e perfino la sua ragazza (personaggio di passaggio) sono interpetati da adolescenti dal viso pulitissimo da telefilm per ragazzi come Max Thieriot e Nina Dobrev
L'immagine e l'apparenza giocano un ruolo molto importante in questo discorso, a discapito della presenza e del contatto. Non a caso in molti momenti del film è l'immagine e non la presenza a scaturire l'azione. La gelosia di Catherine nasce a causa di un SMS sul cellulare del marito, con relativa foto, e dal fatto che sorprende diverse volte l'uomo a chattare con i suoi studenti. La prova della sua infedeltà è il racconto che ne fa Chloe, Catherine non vede mai niente con i suoi occhi. Il discorso vale anche per elementi secondari, come la foto che Chloe spedisce a Catherine, che la fa finalmente preoccupare sulle intenzioni della ragazza, o la scena in cui il figlio viene lasciato dalla sua ragazza con una videochiamata sul pc. Egoyan mette in scena personaggi separati, isolati, che non vedono con i propri occhi, che non sentono, non toccano la realtà in prima persona, ma ne hanno una versione di seconda mano, mediata, che sia dalla tecnologia o dalle parole di un altra persona. La pace tra i coniugi tornerà infatti solo nel momento in cui i due si incontreranno faccia a faccia e decideranno di dirsi tutto, di essere sinceri. Il finale, dopo le premesse, risulta forse frettoloso.

P.S: Chloe è il remake di un film francese: Nathalie (2003) diretto da Anne Fontaine, che io non ho visto ma che meriterebbe una visione (qualcuno lo reputa migliore).

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