Fare un film. Significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia.

François Truffaut

domenica 1 agosto 2010

Promettilo!

Titolo originale: Zavet
Emir Kusturica
Serbia - 2007
E' un senso di delusione particolare quello di chi, badando al regista che ha firmato l'opera, vi si affida certo di ritrovare le sensazioni che lo stesso gli aveva trasmesso in passato. E' quello che è capitato a me guardando Promettilo!, ultimo lavoro (escludendo il successivo documentario su Maradona) del regista serbo. Senza andare a scomodare capolavori come Underground o Arizona Dream, la mia aspettativa era basata su di un'altra commedia del regista: Gatto nero, gatto bianco (1998). Chi è riuscito a guardarlo e a rimanere serio? Con quest'ultimo film presenta della affinità. Innanzi tutto, in entrambi il protagonista è un ragazzo. Abbiamo l'amicizia di vecchia data tra due uomini anziani. La figura familiare eccentrica: là un padre inaffidabile, qui uno strano nonno. Una ragazza da salvare, là da un matrimonio forzato, qui da un lavoro forzato e forse da una schiavitù. In entrambi, una cornice di personaggi grotteschi, tra inseguimenti, musiche sfrenate, sparatorie e gag. Le premesse sono buone ma il film non ingrana e gira, lentamente, a vuoto. I personaggi non vengono approfonditi e risultano solo marionette che agiscono fondamentalmente per strappare una risata che, ahimè, non arriva.
Ma veniamo alla trama: il giovane Tsane vive con il nonno Zivojin, contadino e fantasioso inventore, in un villaggio sperduto nella campagna serba, in cui l'unica attrazione pare essere Bosa, la procace maestra del ragazzo. Quando la scuola viene improvvisamente chiusa (Tsane era l'unico alunno) e il nonno si sente prossimo alla morte, Tsane viene mandato in città con un compito, che è la sua promessa al nonno morente: vendere la loro mucca Cvetka e, con i soldi guadagnati, comprare un'icona di San Nicola, un regalo per stesso che sia anche un ricordo e trovare una moglie (possibilmente non comprandola con il denaro). L'ingenuo ragazzo di campagna approda in città, dove fa importanti incontri: con la banda di malviventi capitanata dal boss Bajo, con i due fratelli, nipoti del migliore amico di suo nonno, che lo aiuteranno come angeli custodi, e con la bella Jasna di cui si innamora. La situazione si complica quando Bajo, che già sfrutta la madre della ragazza facendola lavorare nel suo night club, dedice di costringere anche Jasna a quella vita. Tsane tenterà di tutto per liberare la ragazza e per condurla al suo villaggio come sposa.
Quella raccontata qui è la trama di una classica favola: abbiamo l'eroe con la sua missione (liberare e sposare la bella), abbiamo gli aiutanti (i due fratelli) e l'antagonista (Bajo). Quello che manca è lo spessore. I personaggi, delineati attraverso un paio di caratteristiche forti a testa, sembrano solo delle macchiette. Tutto quello che occupa le due ore del film è l'azione, un'azione volutamente caotica e infarcita di gag a dir poco demenziali (porte sbattute in faccia, pugni in testa, clamorose cadute) che, non sostenute da un'adeguata atmosfera, fanno solo pensare ai film di Bud Spencer e Terence Hill. Grandi sparatorie dunque, grandi risse, grandi corse e tribolazioni, tutto teso verso quel finale già scritto in cui l'amore trionferà e si scoprirà che i cattivi non sono poi così cattivi. 
L'impianto c'è, ma rimane vuoto e, mentre con Gatto nero, gatto bianco (che pure adottava lo stesso schema di base) il regista ci trasportava in un mondo bizzarro e meraviglioso, che stupiva e divertiva ad ogni scena, qui non riesce nell'operazione e vediamo solo lo scheletro della storia, senza un contenuto. La sessualità, qui più esplicita che in passato, vorrebbe far sorridere ma perde d'ironia e risulta solo squallida. La gag del boss Bajo, che ama accoppiarsi con gli animali, può far sorridere la prima volta, con il suo incontro con il tacchino, ma ripetuta e stiracchiata come ogni altro elemento della trama, diventa fiacca e triste. La figura di questo boss impallidisce letteralmente al confronto con l'irresistibile Dadan, re dei gangster gitani in Gatto nero, gatto bianco.
Belle comunque le musiche, curate da Stribor Kusturica, anche se in alcuni punti, usate eccessivamente, diventano un po' ingombranti e snervanti.
La critica non ha amato questo film, che da noi è arrivato con ben tre anni di ritardo: prodotto nel 2007 è uscito in Italia solo a febbraio di quest'anno. Si è parlato, come succede sempre davanti a un flop, di crisi del regista se non addirittura di una sua fine (v. La magia è finita, archiviamo Kusturica, La Repubblica). Senza arrivare a parlare di fine, è chiaro che questo film non funziona. Ma non abbandoniamo la speranza! Kusturica ha in cantiere ben due progetti: Cool Water, una commedia che ha per protagonisti due fratelli palestinesi, e Wild Roses, Tender Roses, film biografico basato sul romanzo Gli amici di Pancho Villa (di James Carlos) che vanterà nel suo cast Johnny Depp e Salma Hayek.
Un ultimo appunto. Che il regista abbia volutamente intentato una provocazione con questo film? E' una domanda legittima (e forse una speranza) che può sorgere ascoltando le battute conclusive. Il misterioso uomo volante, che ha attraversato tutto il film solcando il cielo, considerato da alcuni un angelo e da altri il diavolo, finalmente tocca terra, sfondando il tetto della chiesa. Si alza, si scrolla la polvere e finalmente parla: 
"qualcuno sa i risultati della serie A italiana?"
"amico, questa mi sembra che sia una provocazione di dimensioni enormi!"
Viva il nonsense.

P.S. per chi non conoscesse il lavoro di Kusturica, consiglio, oltre ai film citati, anche La vita è un miracolo e Il tempo dei gitani. Per chi volesse approfondire l'argomento, consiglio di leggere, anche se un po' datato, Emir Kusturica, di Paolo Vecchi, Gremese Editore, 1999.

1 commento:

  1. Ciao Isaber.
    Sono entrato qui per un motivo particolare, che magari riuscirai a scoprire, ma non puoi parlare di Cineforum senza andare qui:
    http://cinetvforum.altervista.org/blog/

    Anche noi abbiamo parlato di Underground, primo film del progetto, al quale abbiamo dato spazio inizialmente nei nostri blog:

    http://annanihil.blogspot.com/2010/06/guardiamo-insieme-underground.html

    http://cinlarella.wordpress.com/2010/06/04/underground-tonight-is-the-night/

    http://agegiofilm.altervista.org/2010/06/underground/

    http://componenteinstabile.blogspot.com/2010/06/underground.html

    Spero possa interessarti l'iniziativa, anche se siamo ancora in rodaggio, dato che tutto dovrebbe ripartire con l'autunno.

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